di Rainero Schembri
Paradossalmente la caduta del muro di Berlino e il crollo di gran parte dei regimi comunisti sono serviti soprattutto ad avvalorare una delle principali profezie di Carlo Marx: in un mondo capitalistico senza freni (cioè, senza il timore di doversi confrontare e misurare con un regime alternativo), “i ricchi diventeranno sempre più ricchi, anche se in un numero sempre minore, e i poveri sempre più poveri ma in un numero sempre maggiore”. Lo dimostrano i dati oggettivi.
Il Rapporto Oxfam (effettuato da una delle più importanti confederazioni internazionali del mondo, specializzata in aiuti umanitari e progetti di sviluppo) ha indicato con nome e cognome, 85 persone (si, proprio 85, e non 85 mila o più) che hanno un reddito pari alla metà della popolazione più povera del mondo, ovvero, 3,5 miliardi di persone. Al Rapporto Oxfam possiamo affiancare il Rapporto Annuale sulla Ricchezza dell’autorevole think tank britannico RBC Wealth Management. Secondo questo Rapporto, 112 mila persone hanno un patrimonio superiore ai 30 milioni (due terzi dei quali in Asia). Ebbene, questi paperon dei paperoni hanno visto crescere il proprio patrimonio del 32% in un solo anno. In gran parte sono speculatori, operatori finanziari, concessionari di risorse e materie prime, banchieri e managers che “pur non inventando o producendo nulla”, si legge nel rapporto, “vedono moltiplicarsi esponenzialmente profitti e stipendi”.
Purtroppo il numero dei poveri cresce ovunque. Anche nei Paesi ricchi. Ecco cosa ha dichiarato Sahra Wagenknecht, vicepresidente della Sinistra tedesca (Linke), il 19 marzo del 2015 in Parlamento: “In Germania tre milioni di persone pur lavorando sono così povere che non si scaldano e mangiano a sufficienza e certamente non possono andare in vacanza”. Nel frattempo, in un Paese sempre più povero come la Grecia “i miliardari”, sottolinea sempre la Wagenknecht, “sono diventati ancora più ricchi”.